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Sydney 2000

FOTOL’Oceania, dopo Melbourne ’56, accoglie per la seconda volta i giochi olimpici. Ancora dal ’93, Syndey, nello spareggio finale, aveva beffato Beijng (sede olimpica 2008) per 45 voti a 43, con Beijng che era risultata sempre prima nelle tre votazioni preliminari ove erano state eliminate nell’ordine, Istanbul, Berlino, Manchester.
Con grande entusiasmo i cittadini di Syndey si buttano in questa avventura che sarà per loro anche occasione di uscire dall’isolamento, cui soffrono. Nei pressi della città sorgono, a dismisura nuovi, impianti sportivi di altissimo pregio quali un centro di beach volley con 10.000 posti direttamente sulla spiaggia in riva all’oceano, uno stadio da 115.000 posti, un velodromo, un centro per il tennis, campi da baseball….come mai si era visto nelle ultime edizioni.
FOTOE qui, come mai come prima, sono ben 199 i Comitati che con 10.651 atleti (di cui 4069 donne) si confrontano in 300 prove di 28 sport. Anche le due Coree, che nel passato hanno creato tanti problemi, partecipano, separate, in modo amichevole; atteggiamento, questo, rimarcato nelle gare del tiro con l’arco (ove la Corea centra tre ori su quattro) con la rappresentante del Sud Kim Soo-Nyung, terza, che abbraccia la quarta arrivata Choe Ok Sif, rappresentante del Nord.
Anche la cerimonia di apertura, che normalmente mette in risalto le caratteristiche della città e della regione ospitante, qui esalta, con uno spettacolo di altissimo livello e tensione, le differenti identità e culture della popolazione aborigena e di quella bianca.
La fiaccola olimpica, che nel suo elegante disegno riprende il boomerang degli aborigeni e le curve inconfondibili del palazzo dell’opera di Sydney, raggiunge la città anche immersa nelle acque delle barriere coralline del Great Barrier Reef e viene consegnata all’ultima teofora, all’aborigena Cathy Freeman, che diventa il simbolo di questi Giochi. Prima atleta a rappresentare l’Australia, a Barcellona nel ’92, specialista sui 400m. ove è seconda ad Atlanta nel ’96 dietro la francese Marie-Jose Perec, la Freeman si presenta accreditata di due titoli mondiali e da 22 vittorie ottenute tra il ’96 ed il ’98. Fisico da modella, fasciato da una tuta extraspaziale, si conferma prima, qui a casa sua, con una vittoria che infiamma tutto lo stadio, seppure favorita dalla partenza improvvisa della Perec, sua diretta rivale, che lascia, con qualche sospetto, Sydney, poco prima della gara. Questa vittoria le consentirà di mettere in evidenza le limitazioni del suo popolo che vive in condizioni di vera inferiorità, strenuo difensore di una propria cultura, basata principalmente sul rispetto della natura, in netto contrasto con gli atteggiamenti poco rispettosi ed spesso arroganti di chi è arrivato dall’Europa da circa 200 anni. Fatto curioso poi, la scomparsa della tuta di Cathy, che l’atleta aveva sostituito perché bagnata, durante l’accensione del braciere olimpico (il braciere era contornato da una cascata di acqua); tuta che, avendo tra l’altro una imperfezione per i cerchi olimpici a rovescio, sarà stata sicuramente contesa dai collezionisti, a peso d’oro.

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Nelle corse veloci dell’atletica, (dopo la sorpresa della Grecia che vince nel campo maschile nei 200 con Kostantinos Kenteris ed è seconda nei 100 femminili con Kostantinos Kenteris) gli atleti a stelle e strisce si impongono nei 100m. con Maurice Green (già detentore di record mondiale ed olimpico) che trascina poi anche la staffetta 4x100 all’oro; mentre si riconferma Michael Johnson nei 400m. (vincitore ad Atlanta sia nei 200 che nei 400, ove aveva fissato anche il record del mondo) e nella staffetta 4x400. Sulle lunghe distanze keniani ed etiopi si spartiscono quasi tutto. Il keniano Noah Ngeny la spunta per pochi decimi sul campione del mondo, il marocchino El Guerrouj, cancellando anche il record olimpico che apparteneva, dal 1984, a Sebastian Coe. L’etiope Millon Wolde è oro nei 5000 (seguito dall’algerino Saidi- Sief Ali); mentre nei 10.000, per i primi due, è la stessa classifica di Atlanta ’96, con un altro etiope Haile Gebrselasse (già recordman olimpico e mondiale) che si impone sul keniano Paul Tergat e con, al terzo posto, ancora un etiope, Assefa Mezgebu. Anche le 3000 siepi vedono ai primi posti due keniani (Kosgei Reuden e Wilson Kipketer). Invece ancora un etiope, Gezahgne Abera, si impone nella gara più prestigiosa, la maratona, ottenendo anche il primato, con i suoi 22 anni, del più giovane vincitore olimpico; in questa gara sono scroscianti applausi anche per il britannico Chris Maddocks, seppure ultimo, che partecipa, a 49 anni, alla sua quinta Olimpiade. Un altro atleta è sugli scudi: si tratta del polacco Robert Korzeniowski che mette al collo due medaglie d’oro nei 20 e 50 chilometri di marcia, mentre negli 800, vinti dal tedesco Nils Schumann, solo due centesimi dividono il danese Wilson Kipker, secondo, dall’algerino Aissa Said-Guerni. Nel settore femminile è un trionfo per Marion Jones che porta a casa ori nei 100, 200, 4x400 e bronzi nella 4x100 e nel salto in lungo dietro la nostra Fiona May, argento. Applausi anche alla romena Gabriela Szabo che conquista oro e bronzo rispettivamente nei 500 e 1500.
FOTOLa Cina giganteggia nei tuffi e accumula, su otto gare, ben 5 ori e 5 argenti lasciando due ori, un argento e due bronzi alla Russia ed un solo oro agli USA.
Nelle gare di nuoto saranno ritoccato od eguagliati ben 15 volte i record mondiali e ben 38 i record olimpici nel nuoto, ove sono scontri di fuoco (per fortuna siamo in acqua) tra Australia e Stati Uniti; nelle staffette femminili le atlete americane fanno il pieno con tre ori su tre gare, lasciando alle dirette rivali due argenti, mentre nel campo maschile due ori ed un argento vanno all’Australia ed un oro e due argenti spettano agli USA. Grande l’impresa, nello stile libero, dell’olandese Piter van de HoogenbandIn (tre record mondiali) che mette in riga nei 100m., il recordman mondiale Aleksander Popov e poi, nei 200m., l’australiano Ian Thorpe.

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Fanno anche la parte del leone, con tre ori, l’americano Lenny Krayzelburg, - quattro record olimpici - (che fuggito da giovane dal regime sovietico e vissuto in grande povertà, esprime il sogno di ogni americano) e, tra le donne, l’olandese Inge de Bruijn, (tre record mondiali) anche argento nella staffetta, oltre ai tre ori; quest’ultima, che macina record e medaglie già da Barcellona e da Atlanta vuole però precisare che: “…un record prima o dopo ti può essere tolto, ma una medaglia resta”. Le classifiche dei 50m. e 100m. stile libero femminile, vedono ai primi tre posti le identiche atlete, con la de Bruijn prima, seguita dalla svedese Therese Alshmmar e dall’americana Dara Torres, cui però si aggiunge - a pari merito, caso unico - nei 100m., anche l’americana Jenny Thompson. Trovano gloria anche nazioni poco accreditate tra cui la Romania (due ori la Diana Mocanu, più giovane finalista con i suoi 17 anni) e la nostra Italia che ritorna da queste Olimpiadi con ben sei medaglie.
Una spilla d’oro viene consegnata dal presidente del CIO Samaranch all’inglese Steven Redgrave che conquista, nel canottaggio, il suo quinto titolo olimpico consecutivo.
FOTOGli USA si confermano nella pallacanestro sia in campo maschile che femminile; qui sorprendono i secondi posti rispettivamente di Francia (quinta l’Italia) ed Australia.
Nel pugilato continua l’auge della scuola cubana,che sale sul podio ben sei su dodici volte (con quattro ori). E qui si rivedono (nella categoria 67 chilogrammi) nella stessa classifica di quattro anni fa di Atlanta, il russo Oleg Saitov ed il romeno Dorel Simion, primo e terzo.
La Cina si dimostra maestra nel tennis tavolo ove, su dodici medaglie, ne conquista otto facendo il pieno nell’oro, con quattro ori su quattro (come aveva già fatto ad Atlanta).
Equilibrio nella scherma ove si vedono facce nuove: la Corea, nelle gare individuali, porta a casa, nel campo maschile, l’oro nel fioretto con Young Kim ed il bronzo nella spada con Sang Kee. Qui Il russo Pavel Kolobkov vince finalmente l’oro nella spada individuale, dopo aver conquistato altre medaglie, non pregiate, a Seoul, a Barcellona, ad Atlanta.
Una sorpresa ancora nel calcio (come peraltro ad Atlanta ’96 ove aveva vinto la Nigeria) che vede il Cameron sconfiggere una favorita Spagna ai rigori (2-2 la partita regolamentare con la Spagna anche in vantaggio per 2-0) dopo una gara spigolosa mal diretta dall’arbitro messicano Rizo Ramos.
Il ginnasta russo Alexei Nemov (già due ori e tre bronzi ad Atlanta) mette al collo ben sei medaglie di cui due di oro ed una di argento, mentre le ginnaste di Russia, Romania e Cina si spartiscono in modo esclusivo tutte le medaglie (otto alla Russia, di cui tre di oro; cinque alla Romania, di cui due di oro, cinque alla Cina di cui una di oro).
E per la prima volta le medaglie tolte ad atleti riscontrati positivi nel doping (purtroppo ancora tanti) vengono consegnate con una cerimonia ufficiale ai loro sostituti.
FOTODa questa trasferta di oltre Oceano l’Italia ritorna con un carico di 34 medaglie di cui ben 13 di oro ed 8 di argento.
La grande sorpresa viene dal nuoto ove Massimo Rosolino e Domenico Fioravanti vincono il primo due ori (200 st. libero e 200 individuale) ed un argento (400 st. libero) ed il secondo due ori (100 e 200 rana) fissando entrambi il nuovo record olimpico, Rosolino nei 200m. e Fioravanti nei 100m.; a loro si aggiunge Davide Rummolo, buon terzo nei 200 rana.
Ancora alla grande la scherma che riconferma il risultato di Atlanta nel torneo di spada a squadre, ove all’ultimo minuto, dopo una gara tiratissima, Paolo Milanoni, Angelo Mazzoni, Maurizio Randazzo ed Alfredo Rota si prendono l’oro, sulla Francia. Le donne sono però più brave, grazie a Valentina Vezzali che guadagna l’oro nel fioretto e, trascina all’oro anche la squadra, sempre di fioretto, che comprende anche Diana Bianchedi e Giovanna Trillini. Già oro a Barcellona e bronzo ad Atlanta nell’individuale di fioretto, la Trillini si deve accontentare qui a Sydney ancora del bronzo in quanto esclusa nelle gare eliminatorie da un discutibile giudizio arbitrale.
In acqua, si fanno invece valere le nostre barche: nella vela oro dalla Alessandra Sensini nel Windsurf ed argento nella durissima classe Finn da Luca Devoti, mentre nel canottaggio il duo Beniamino Bonomi e Antonio Rossi sono oro nei 1000m. del K2, imitati anche nel K1 1500m. da Josefa Idem Guerrini, mentre ancora un Abbagnale, Agostino, trionfa nel quattro di copia assieme ad Alessio Sartori, Simone Reineri ed al nostro padovano Rossano Caltarossa. Ancora argento dal quattro di copia (Walter Molena, Riccardo Dirossi, Lorenzo Carboncini e Claudio Mornati) e dal due di copia (Elia Luini e Leonardio Pettinari). Grazie alle donne nel ciclismo spuntiamo due ori con Paola Pezzo nel cross e Antonella Bellutti nella corsa a punti; nell’americana in pista il padovano Silvio Marinello con Pierpaolo Terrazzi conquistano un discreto argento.
Un applauso particolare viene rivolto a Giuseppe Maddaloni - oro nel judo categoria 73 kg. – che saluta il successo con una capriola e con un caloroso abbraccio al suo allenatore. Altri bronzi nel judo da Girolamo Giovanazzi e dalle rappresentanti del genti sesso Ylenia Scapin ed Emanuela Pierantozzi. Dalla regina degli sport, l’atletica, solo due argenti grazie a Fiona May nel salto in lungo ed a Nicola Tizzoni nel lancio del martello. Ancora argento dalla squadra di tiro con l’arco (Matteo Bisiani, Michele Frangilli, Ilario di Buo) e dalla squadra di pallavolo mentre un altri bronzi vengono dalla fossa olimpica con Giovanni Pellielo e dal pugilato con Paolo Vidoz.