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ATLANTA  1996

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Molti avrebbero preferito che i Giochi del centenario fossero stati assegnati ad Atene ma il CIO, per 51 voti contro 35, assegna la XXVI Olimpiade ad Atlanta, la città della Coca Cola che da anni lega il suo nome al mondo sportivo. I sentimenti ed i ricordi lasciano il posto all’indotto economico ed i contrasti, subito accesi in merito alla discussa decisione, si placano.

La cerimonia è caratterizzata da una innovazione: gli atleti fanno il loro ingresso dalla parte più alta dello stadio ed, al posto di sfilare, entrando nello stadio attraverso il tunnel, scendono sul terreno di gioco, accolti come eroi. Sono oltre 10.000 in rappresentanza di quasi 200 nazioni, che ci sono proprio tutte;

comprese Palestina, Israele, Cambogia, Croazia oltre alle ultime nate dall’ex Russia. La fiaccola olimpica, viene portata nell’ultimo tratto da Muhammad Alì, che, sotto il nome di Cassius Clay aveva vinto l’oro olimpico, come peso massimo, a Roma ’60.
Sfortunatamente per tutti, appena i Giochi cominciano, appare chiaro che l’organizzazione non è all’altezza: il sistema dei trasporti è sovraffollato e caotico con i collegamenti telematici obsoleti e primitivi che sbaglieranno ripetutamente;anche i volontari, che stazionano in diversi parti, come ausiliari, pur pieni di buona volontà dimostrano di essere mal coordinati. In più, molta gente del pubblico è coperta da cartelli pubblicitari, che circondano i luoghi delle competizioni, sacrificando coni visuali a vantaggio di importanti sponsorizzazioni.
Durante i Giochi, nel “Centennial Olympic Park”, che si trova nel cuore delle aree sportive, nella mattina del 27 luglio, esplode una bomba, ammazzando due persone e ferendone un centinaio. Il crimine, che rimarrà impunito, dimostra come la festa olimpica sia bersaglio
ancora favorito dagli attentatori, che, un giorno prima della cerimonia di apertura, avevano fatto esplodere una ereo nei cieli americani con oltre 200 persone a bordo, sinistro ma chiaro messaggio al movimento olimpico.Parecchi nuovi sport sono

inclusi nel programma tra cui il beach volley, il mountain bike, il canottaggio pesi leggeri ed il softball femminile.

L’americano Carl Lewis (già con otto ori), a 35 anni e con poche probabilità, vince il salto in lungo e diventa così il terzo atleta, assieme al lanciatore del disco Al Oerter e al fondista Paavo Nurmi, (che, se non squalificato a vita per professionismo, avrebbe potuto incrementare il suo medagliere) a vincere 4 ori in 4 edizioni

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successive: un grande tripudio lo accoglierà al momento della premiazione, che lo vede, commosso, in lacrime.
Si rifà anche Michael Johnson (che dopo 17 anni aveva già battuto il record di Mennea nei 200 m.), e che per un malessere all’ultima Olimpiade, si era accontentato dell’oro nella staffetta; vince i 200 e 400 metri, abbinata mai raggiunta da nessun atleta, con record mondiale nella distanza breve (perché potesse partecipare alle due gare Primo Nebiolo aveva fatto modificare il programma olimpico); e qui viene copiato dalla francese Marie José Perec, che mette al collo, pure lei, i due ori nelle due specialità.

Nei 100metri, privi del campione uscente Linford Christie che, a 36 anni, dopo due false partenze, rinuncia, l’oro è per il canadese Donovan Bailey che lascia al secondo posto il namibiano Frederiks (secondo anche nei 200 e quindi, anche qui, con due argenti proprio come a Barcellona). Cade invece il marocchino Hicham El Guerroj nei 1.500 metri lasciando campo libero all’algerino Noureddine Porceli.

Ed è la prima medaglia d’oro per il Burundi nei 5.000m. con Venuste Niyongabo. Grande spettacolo riserva la maratona ove allo sprint il sudafricano Josiah Thugane regola il sud coreano Lee Bong-ju ed il keniano Eric Wainaina.

Sergey Bubka, altrettanto grande quanto sfortunato alle Olimpiadi, vittima di un incidente ad una gamba, lascia la vittoria al francese Jean Galfione.

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Nel campo femminile oltre alla Perec, si fa notare la russa Swetiana Masterkova che conquista l’oro negli 800 e 1.500 metri; e nel salto in alto, dopo nove anni dal suo record del

mondo, è oro anche per la bulgara Stefka Kostantinova mentre nel salto in lungo la nigeriana Chioma Ajunwa, che rientra dopo quattro anni di squalifica per doping, centra il primo posto.
Gran finale nei 100m. ove piombano sul traguardo, accreditate dello stesso tempo, l’eterna Merlene Ottey (alla sua quinta Olimpiade) e l’americana Gail Devers, che, per 5 millesimi (come dirà il fotofinish) si corona di oro. Sono sempre applausi però per la Ottey che si

porterà a casa due argenti e tre bronzi!

Il russo Alexsander Popov, che aveva già vinto, nel nuoto, i 50 ed i 100 metri stile libero a Barcellona, si ripete nelle stesse distanze superando nella storia, anche Johnny “Tarzan” Weisssmuller e Duke Paoa Kahanamoku che, per due Olimpiadi successive, avevano vinto nei 100 metri; Popov, che si allena in Australia, lascia al secondo posto, sia nei 50 che nei 100 metri, l’americano Gail Hall, figlio d’arte (il padre aveva raggiunto due volte l’argento e tre volte il bronzo in più Olimpiadi).

Nella stessa disciplina fanno comunque meglio dei maschi, le donne USA, grazie soprattutto alla indiavolata Amy van Dyken che si mette al collo ben quattro medaglie di oro (nei 50 e 100 metri farfalla, e nelle staffette 4X100 stile libero e 4X100 mista). La più medagliata è però l’irlandese Michelle Smith, ventisei anni, fortemente sospettata di doping, che vince tre ori (400 stile libero, 200 e 400 misti) mentre - prima atleta della storia - l’ungherese Kristina Egerszegi fa il ter nei 200 dorso (contando anche i successi di Seul e di Barcellona).

La prima medaglia viene al Sud Africa, dopo quasi mezzo secolo, da “Penny” Heynes che, sempre nel nuoto, vince, oltre ai 100 anche i 200 metri rana.

Nei tuffi femminili la cinese Mingxia Fu sbaraglia il campo sia dal trampolino che dalla piattaforma, ripetendo in questa specialità il successo ottenuto quattro anni prima,

L’inglese Steve Redgrave, nel canottaggio, vince nel “due senza” assieme a Matthew Pinset; ed è il primo canottiere a conquistare quattro ori in quattro diverse Olimpiadi

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(“quattro con” a Los Angeles, “due senza” a Seul e Barcellona) .
Il turco Naim Suleymanoglu, nel sollevamento pesi categoria 64 chilogrammi, risulta il primo a vincere la sua terza medaglia d’oro (dopo Seoul ’88 e Barcellona ’92) con record del mondo; e c’è anche da considerare che l’atleta, detentore del record mondiale nel 1984, avrebbe potuto vincere una ulteriore medaglia, se la sua nazionale non avesse boicottato i Giochi di Los Angeles.
Ed è la stessa cosa nella lotta greco romana per il russo Aleksander Karelin che vince nella categoria super massimi  a Seul ’88, a Barcellona ’92 ed ora qui ad Atlanta

La tedesca Birgit Schmidt, dopo 16 anni, vince l’oro “nel kayak a quattro” dopo aver vinto, però nel “singolo”, l’oro nel ’92 a Barcellona, l’argento nell’88 a Seul e ancora l’oro nell’ 80 a Mosca, e nuovamente l’oro nel “doppio”, sempre a Seul.

La Cina domina nel tennis tavolo: oro ed argento nel settore maschile nel singolo e doppio mentre nel campo femminile è oro e argento nel doppio ed oro e bronzo nel singolo.

Nel campo nella vela l’austriaco Hubert Raudaschl partecipa alla sua nona Olimpiade, (un argento nel ‘68 in Messico categoria “Finn”) mentre nella categoria “star” vincono i brasiliani Marcelo Ferriera e Torben Grael, con quest’ ultimo poi “tattico” di “Luna Rossa”, (Grael era stato anche argento nell’84 a Los Angeles nei “Soling”).

Nella lotta libera categoria 76 chilogrammi è un fatto curioso quando in semifinale si incontrano due fratelli, entrambi ceceni, Elmadi e Tucuman Jabrailov, con Elmadi già secondo a Barcellona come russo, ora rappresentanti rispettivamente del Kazakistan e della Moldovia. Non entreranno però in zona medaglie.

Grande sorpresa nel calcio ove in una emozionante finale la Nigeria batte l’Argentina per 3-2 con due gol di Nwankwo Kanu, subito giocatore, con poca fortuna, dell’Inter.

Anche il ciclismo viene aperto ai professionisti e lo spagnolo Miguel Indurain, cinque volte vincitore del Giro di Francia, vince la gara a cronometro su strada.

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E con trentacinque medaglie, di cui tredici di oro,  l’Italia sfiora il record di Los Angeles ’32 ove ne avevamo conquistate ben trentasei. Insperati sono i due di oro che mette al collo Antonio Rossi nel kayak (1500 singolo e 3000 in coppia con Daniele Scarpa) cui seguono nella stessa disciplina gli argenti nel singolo 100m. di Beniamino Bonomi e nel doppio di Bonomi e Scarpa. Non si smentiscono il canottaggio (con Davide Tizzano ed Agostino Abbagnale nel “duo di coppia”), il tiro a volo (con Ennio Falco) ed il tiro a segno – pistola automatica – (con il finanziere veronese Roberto Di Donna): sono tre ori che pesano cui vanno aggiunti argenti e bronzi (Andrea Benelli, Albano Pera nel tiro, la squadra di tiro con l’arco con Bisiani, frangili, Parenti).Un altro oro, certamente splendido, arriva dalla ginnastica ove Jury Chechi, assente quattro anni prima per la rottura del tendine di

Achille, dimostra la sua incontrastata superiorità confermandosi campione olimpico nella specialità degli anelli, che lo aveva già visto campione mondiale per ben quattro volte. Argenti e bronzi dallo Judo con Girolamo Giovanazzo e con Ylenia Scapin, dalla vela con Alessandra Sensini, dalla squadra di pallanuoto e dalla squadra di pallavolo. Sottotono l’atletica ove nel settore maschile l’unico bronzo arriva nei 3000 siepi da Alessandro Lambruschini già quarto sia a Seoul ’88 che a Barcellona ’92 (sfortunato Paolo Dal Soglio nel lancio del peso, quarto per un solo centimetro dall’ucraino Oleksandr Bagach) mentre vanno meglio le donne con gli argenti, nel lungo, di Fiona May e nei 3000 della marcia di Elisabetta Perrone cui fa seguito il bronzo nei 5000 di Roberta Brunet. E mai come prima torna in auge il ciclismo con quattro ori ed un argento. Il padovano Silvio Martinello domina l’individuale a punti imitato nell’inseguimento individuale dal ravennate Andrea Colinelli e dalla bolzanina Antonella Belletti. Il quarto oro arriva dal mountain bike femminile (prima volta inserito nei Giochi) dalla veronese Paola Pezzo, che riesce a superare, nonostante una caduta iniziale, la più accreditata canadese Alison Sydor che aveva vinto ben sei delle sette prove pre-olimpiche mondiali. Ammirata anche per la sua avvenenza, che volentieri metteva in mostra con audaci scollature, la Pezzo, l’anno successivo, dominerà pure il Campionato Mondiale ed uscirà a testa alta da una squalifica per doping, in una questione ove c’era in ballo anche la sua immagine per oltre un milione di dollari di pubblicità. E nella scherma, la squadra di fioretto femminile ripete l’oro di Barcellona, con protagonista la padovana Francesca Bortolozzi che (subentrata come riserva all’infortunata Diana Bianchedi), da grande protagonista, nell’ultimo assalto, sconfigge l’ungherese Aida Mohamed con il punteggio di 9-2 portando l’Italia al trionfo sulla Romania per 45-42; della squadra fanno parte anche Valentina Vezzali e Giovanna Trillini, che nell’ordine, saranno argento e bronzo nel fioretto individuale. Nella scherma un altro argento nella spada a squadre femminile (Elisa Uga, Laura Chiesa, Margherita Zalaffi), specialità che è all’esordio qui a Barcellona. In campo maschile oro nel fioretto individuale con Alessandro Puccini e nella spada a quadre (Sandro Cuomo, Angelo Mazzoni, Maurizio Randazzo) con bronzo nella sciabola a squadre.

Molte sono le manifestazioni di natura culturale che vengono svolte durante le Olimpiadi tra cui spettacoli teatrali, mostre di scultura, di pittura ed ovviamente di filatelia. Con un particolare risalto per quest’ultima, anche perché ha sempre dato agli organizzatori di Olimpiadi un valido apporto finanziario con la vendita di emissioni che sono poi contese, anche in aste internazionali. Ed anche qui, ovviamente, ci sono gare e premi. Ad Atlanta su 220 partecipanti ad invito il padovano Piero Santangelo – che collabora con noi nella gestione del sito - si classifica 22° in assoluto e 1° della sua categoria (atletica leggera) conquistando, in base al punteggio acquisito, la medaglia “vermeille”. La sua collezione gli consentirà poi di vincere, oltre al titolo italiano assoluto di filatelia tematica nel ’98, anche il 1° premio assoluto al “Gran Premio Sport Olimpico” nel ’99, a Praga.