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BARCELLONA  1992

Mai il trasferimento della fiamma olimpica aveva suscitato interesse così appassionato! Per 43 giorni, cambierà di mano ben 9726 volte, attraversando 652 città tra due ali di spettatori entusiasti – si parla di cinque milioni di persone. Vi prenderanno parte lo stesso re di Spagna Juan Carlos ed il Presidente del CIO, Juan Antonio Samarach, che attraversa Barcellona, città natale, con la fiamma in mano.
fotoAllo stadio di Montjuich, l’arciere Antonio Rebollo tira con il suo arco la freccia infiammata che accenderà la gigantesca vasca olimpica.
Nella città rinnovata con uno spirito di avanguardia, dove le grandi creazioni di Gaudì e di Mirò qualificano la città, il disegno grafico occupa un rango privilegiato. Il logotipo a grandi tratti classicheggianti, opera di Josep Maria Trias, e la mascotte “Gobi” - la più redditizia di tutta la storia – caratterizzano i Giochi di Barcellona. Celebri artisti (quali Antoni Tapiès, Antonio Saura ed Eduardo Chillida – le loro opere saranno esposte anche al Parco del Museo del CIO di Losanna) hanno creato una serie di elementi che evocano l’arte rivoluzionaria degli anni ‘30. Sul programma dei Giochi sono impresse fotografie del pianeta riprese dalla NASA e durante i sei anni di preparativi Barcellona ha riposto sul talento dei suoi maggiori artisti grafici (quali Enric Statué e Yves Zimmerman nonché ai disegnatori di moda Alfredo Arribas e Dani Freixas) le speranze peraltro ben ripagate per una immagine univoca e moderna.
Ma questi sono anche i Giochi che hanno ricostruito Barcellona, città ricca di cultura e di storia; la città aveva bisogno di un restauro e di un riammodernamento urbano ed i Giochi ne sono la forza catalizzante, con ben otto miliardi di dollari spesi ad hoc. Anche i problemi logistici, considerevoli per questa città chiusa naturalmente da quattro barriere naturali (il Mediterraneo, le montagne, e due corsi d’acqua) vengono superati.
Alla fine la città catalana avrà meritati elogi, per questa innovazione che mostrerà un nuovo porto olimpico ed un complesso al chiuso altamente qualificato (il Palau Sant Jordi - centro multifunzionale sulla collina di Montjuich) opera dell’architetto giapponese Arato Isozaki. Anche altri nomi internazionali daranno il loro contributo: il britannico Norman Foster ed il valenziano Santiago Calatrava ridisegneranno il profilo della città creando due torri per le comunicazioni, alquanto futuribili.
Negli anni che seguirono le ultime Olimpiadi il mondo era stato sconvolto da pesanti cambiamenti politici: l’eliminazione dell’apartheid nel Sud Africa (con la riammissione di questo Stato alle Olimpiadi), il crollo del muro di Berlino (con l’unione delle due Germanie) e la riunificazione dello Yemen del Nord con quello del Sud. Anche il comunismo si dissolveva nell’Unione Sovietica e nascevano sulle sue ceneri quindici Stati separati. Alle Olimpiadi di Barcellona, ecco la prima apparizione di stati indipendenti come Estonia, Lettonia e Lituana (che manda in campo la sua prima squadra dopo il 1928). E le rimanenti nazioni della ex Unione Sovietica vi partecipano con una “Squadra Unificata” dando però la possibilità ai vincitori individuali di avere l’onore di veder salire sul pennone la bandiera del paese di appartenenza.
fotoE così finalmente tutti sono presenti a Barcellona, compresi Cuba, Etiopia e Corea del Nord; unica controversia riguarda la Yugoslavia che era soggetta alle sanzioni delle Nazioni Unite a causa della sua aggressione militare contro Croazia e Bosnia Erzegovina. Alla fine la Yugoslavia sarà esclusa dalla partecipazione in sport a squadre; però gli atleti iugoslavi saranno ammessi come “partecipanti olimpici indipendenti”.
Come novità assoluta il CIO accetta (dopo decenni di controversie che avevano portato a squalifiche di grandi atleti diventati veri eroi nazionali – vedi l’austriaco Carl Schranz ed il finlandese Paavo Nurmi) la partecipazione congiunta di atleti professionisti ed amatori.
Sono oltre 10.000 gli atleti di 172 paesi e sessantaquattro paesi riporteranno un oro.
fotoE per gli USA saranno 18 le medaglie d’oro: fantastica quella di Kevin Young nei 400 ostacoli, che abbatte il record del mondo di Edwin Moses, anche se dopo questo exploit, l’atleta americano sparirà dalle scene, destando molti sospetti. Nel salto triplo il suo compagno Mike Conley supera per la prima volta i 18 metri ma la velocità del vento, con 2,1 metri al secondo (contro i 2,0 regolamentari) non gli consentirà il record.
Le brevi distanze vedono medaglia d’oro l’inglese Linford Christie sui 100 m. e l’americano Mike Marsh sui 200m.: in entrambe sarà ottimo secondo l’ingegnere minerario della Namibia, Frankie Fredericks. E si rivede Carl Lewis, escluso nelle gare veloci dalle crudeli selezioni americane, che si rifà con altri due ori nel salto in lungo e nella staffetta 4X100 (con record mondiale) portando ad otto il suo bottino di ori olimpici. Sbaglia tutto Sergey Bubka, il grande favorito, che attende troppo per entrare in gara, e fallisce un disperato 5.75. E la Spagna esulta con Daniel Plaza nei 20 chilometri e con Fermin Cacho nei 1.500m., mentre il sud coreano Hwang Young-Cho trionfa nella maratona. Ed è invece scandalo nei 10.000m. ove due marocchini fanno gioco di squadra ai danni del keniano Richard Chelimo, avvantaggiando il vincitore, Khalid Shah, dapprima vincitore, poi squalificato e di nuovo vincitore, definitivo, il giorno dopo. Primo oro per il Sud Africa: arriva nei 10.000 dalla etiope di colore Gerard Tuku che supera la sud africana (prima medaglia per questo paese), bianca, Elena Meyer: l’abbraccio tra le due è simbolo di speranza per questa nuova Africa. Una gara, con il finale al limite, è quella dei 100m. femminili ove la giamaicana Merlen Ottley arriva soltanto a sei centesimi dalla vincitrice – la statunitense Gail Devers – ma classificandosi appena quinta! Rischia invece la morte da parte degli integralisti islamici, l’algerina Hassiba Boulmerka, che vince i 1500, perché contro la legge del Corano, mostra parti del suo corpo, anche se solo per poter correre.
fotoLa cinesina Zhang Shan, nello skeet, diventa la prima donna a vincere in una gara mista di tiro (terzo l’italiano Rossetti); dopo il ’92, però, le donne gareggeranno indipendenti.
Negli “otto con” il Canada batte la Romania per meno di trenta centimetri: il distacco minimo di tutte le Olimpiade; qui il timoniere spagnolo Carlos Front - 11 anni – risulterà il più giovane partecipante di sempre.
Il tedesco Andreas Keller, oro nell’hochey su prato, rappresenta la terza medaglia della sua generazione dopo suo nonno Ery, argento nel ’36 e suo padre Kartel, oro nel ’72.
I Cubani riportano un totale di 14 medaglie di cui 7 delle 12 medaglie d’oro delle prove di pugilato e vincono anche nel primo torneo ufficiale di baseball (sport che era apparso in sei Olimpiadi precedenti a titolo dimostrativo), davanti a Taiwan, Giappone e USA.
Il basket maschile viene definitivamente aperto ad atleti professionisti con la messa in mostra della mitica squadra statunitense “dream team” di cui fa parte Magic Johnson, Michael Jordan, Larry Bird e Charles Barckley; in otto gare raggiungono il punteggio di 117 punti e non viene mai chiesto un “time out”
Nella ginnastica gli atleti ex Urss conquistano ben sei medaglie d’oro solamente con il bielorusso Vitaly Scherbo che vince nel concorso generale, nelle parallele, nel volteggio a cavallo, agli anelli e nella gara a squadre; un piccolo errore nell’esercizio a terra (sarà sesto) non gli permetterà di eguagliare il record di Spitz. Nel settore femminile non c’è una dominatrice e tutte le gare parlano in modo diverso.
Nel nuoto maschile, ove vengono battuti 10 record, due giovani russi conquistano la scena: Aleksandr Popov (due ori) che dominerà poi a lungo le distanze brevi ed Evgeni Sadovyi (tre ori); medaglie anche per l’americano Mike Barrowman e per l’ungherese Taamas Darnyi. Qui nel settore femminile si mette in luce la Cina (quattro ori e cinque argenti) seppure con sospetti di doping. E per la Germania unificata nel nuoto sarà un solo oro, rendendo giustificati i sospetti di doping di Stato che avevano portato ai vertici la Ddr nelle ultime Olimpiadi.

Con diciannove medaglie di cui sei di oro l’Italia tutto sommato si difende nel medagliere. Ritorna il ciclismo, dopo l’insuccesso di Seoul, con due ori. Il primo arriva dal comasco Fabio Casartelli, nella gara il linea, che batte in volata l’olandese Erik Dekker; passato al professionismo; l’atleta italiano troverà poi la morte al Tour de France tre anni dopo, con una caduta sui Pirenei. La seconda medaglia la mette al collo Giovanni Lombardi, della stessa società di Casartelli, nella gara a punti in pista, conquistando una insperata vittoria all’ultima giro, con un guizzo nella volata finale, ove sembrava completamente chiuso. Si conferma come sempre la scherma con Giovanna Trillini, che nonostante un malore al ginocchio, oltre che vincere nell’individuale, trascina anche le compagne Francesca Bortolozzi, Margherita Zalaffi, Diana Bianchedi e Dorina Vaccaroni al titolo dorato di squadra. Ed ancora argento con il padovano Marco Marin nella sciabola individuale.
fotoUn oro inatteso, ma comunque sempre gradito, lo porta al palmares italiano il vicentino Pierpaolo Terrazzi, nella canoa fluviale, specialità K1. La sorpresa di Terrazzi compensa la sconfitta degli Abbagnale nel “due con”, che dopo le vittorie di Los Angeles e di Seoul, devono inchinarsi ad altri due fratelli, inglesi, Jonathan e Greg Searle, timonati da Garry Herbert. Dal canottaggio ancora due bronzi dal “quattro di coppia” e dal “kayak”. Una medaglia d’oro, certamente prestigiosa, anche perché vinta in un clima sfacciatamente di parte, proviene dalla pallanuoto maschile ove gli uomini di Ratko Rudic sconfiggono i padroni di casa, dopo ben sei tempi supplementari. Argenti anche dal lottatore Vincenzo Maenza (già medagliato nelle ultime due Olimpiadi, ma con l’oro), dalla judoka Emanuela Pierazzotti e dalla squadra di ciclismo nei 100 chilometri. Mentre medaglie di bronzi provengono dal nuoto (con Luca Sacchi e Stefano Battistelli), dal tiro ( con Marco Venturini e Bruno Rossetti) e dalla squadra di pentatlon moderno con Carlo Massello, Roberto Bomprezzi e Gianluca Tiberti.
E dall’atletica arriva un solo bronzo, da parte del marciatore Giovanni De Benedictis sui 20 chilometri, vinti dall’indiavolato spagnolo Daniel Plaza Montero, squalificato peraltro l’anno prima ai Campionati Mondiali di Tokyo; in questa specialità da l’addio Maurizio Damilano che chiude in quarta posizione, subito dietro a De Benedictis, dopo i due bronzi di Los Angeles e Seoul e l’oro di Mosca.