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MELBOURNE – STOCCOLMA  1956  - XVI

I Giochi del 1956 hanno luogo agli antipodi e cominciano il 22 novembre sotto il sole australiano in presenza del duca di Edimburgo. Sul tabellone dello stadio si può leggere: “Il movimento olimpico tende a riunire in una raggiante unione tutte le qualità che guidano l’umanità verso la perfezione”. Melbourne era diventata città olimpica fin dalla Sessione di Roma nel 1949 ed aveva prevalso per un solo voto su Buenos Aires.
foto“Il CIO ha commesso un grave errore con l’assegnazione a Melbourne, perché non sarà in grado di organizzarli” tuonerà il presidente Brundage durante una visita in Australia 18 mesi prima della data di inizio. In effetti l’organizzazione dei Giochi era nata sotto cattivi auspici. Alle difficoltà inerenti la situazione geografica (lontananza, periodo delle gare) si aggiungevano problemi di natura finanziaria e di politica interna. Inoltre una legge australiana imponeva sei mesi di quarantena ai cavalli stranieri, prima di farli entrare nel suolo australiano ed in queste condizioni l’organizzazione dei giochi equestri era impossibile; gli australiani, per non compromettere le loro possibilità, avevano ricordato questa legge solo all’ultimo momento. Così nel 1953, il CIO si trova per decidere se attribuire i Giochi ad altra organizzazione, annullare le prove equestri o organizzarle in altro paese. Durante la Sessioni CIO di Atene del maggio 1954, modificando la “Carta Olimpica,” (che prevedeva lo svolgimento di tutte le gare in unica città) i giochi equestri sono assegnati a Stoccolma.
Anche la politica ormai si intrecciava con il movimento olimpico. In Ungheria il malcontento popolare porta il 23 ottobre 1956 ad una insurrezione popolare che viene sedata dall’intervento di 5.000 carri sovietici con migliaia di morti. Inoltre l’egiziano Nasser aveva nazionalizzato in luglio dello stesso anno il canale di Suez con grandi proteste di tutto il mondo; dopo un bombardamento franco-inglese truppe israeliane occupano il Sinai il 23 ottobre 1956. La Casa Bianca condanna l’impiego della forza ed il Cremlino minaccia l’uso della bomba nucleare.
A seguito di tutto ciò sei paesi ritirano le loro squadre dai Giochi, con motivazioni diverse: Egitto, Irak, e Libano per protesta contro l’aggressione dell’Egitto mentre Olanda, Svizzera e Spagna per l’invasione dell’Ungheria da parte della Russia (la cui squadra sarà accolta con un glaciale silenzio al momento della sfilata di apertura). Partecipa invece l’Ungheria che, attraverso la Cecoloslovacchia, riesce, grazie anche all’intervento della cancelleria del CIO, a raggiungere i luoghi di gara, conquistando, tra l’altro, 26 medaglie.
I membri del CIO riunitisi a Melbourne condannano il boicottaggio in quanto contrario agli ideali olimpici e richiamano tutto il movimento olimpico (che aveva raggiunto 89 partecipanti) a concetti di pace universale ricordando “che durante lo svolgimento delle antiche Olimpiadi erano sospese anche le guerre”.
Anche la DDR protesta, in quanto non ancora ammessa al CIO nonostante le continue richieste e solo per un miracolo il CIO ottiene che le due Germanie partecipino in unica squadra; questo capiterà anche per le due Olimpiadi seguenti ove in caso di vittoria gli atleti sarebbero stati premiati con “l’Inno alla gioia” di Beethoven come canto nazionale.foto
Vi sono comunque diversi momenti di protesta in favore dell’Ungheria che raggiungono il loro massimo quando Russia ed Ungheria si incontrano in un match eliminatorio di pallanuoto, vinto per 4 a 0 dagli ungheresi; e gli arbitri hanno un bel daffare con la squadra russa che lascia la vasca sotto scorta, fortemente contestata dagli oltre 5.000 spettatori.
Tra l’altro alla fine delle competizioni circa la metà della rappresentanza ungherese si rifiuta di ritornare il patria.
Davanti al loro pubblico gli atleti australiani si superano. Grazie a Murray Rose, Dawn Frase e Jon Henricks i nuotatori australiani conquistano otto medaglie d’oro, quattro d’argento e due di bronzo.
E qui comincia l’ascesa dell’australiana Dawn Fraser, una delle più grandi nuotatrici in assoluto, sicuramente la migliore nei 100m. stile libero, unica nuotatrice a conquistare tre ori sulla stessa specialità in tre Olimpiadi distinte. Medaglie che potevano essere anche quattro, se non fosse stata squalificata, nel ’65, per 10 anni, dalla sua Federazione con motivazioni non molto chiare, che sanno di ripicca. Di carattere ribelle e scontroso, a volte ubriaca - andava matta per la birra - si era inimicata la dirigenza sportiva per alcune liti con le compagne di squadra (a Roma ’60 si era rifiutata di partecipare alle staffette per futili motivi) e per aver definito in un libro, uscito dopo l’Olimpiade di Roma, i suoi superiori “i più stupidi dirigenti sportivi”. Pretesto della squalifica arriva durante le Olimpiadi di Tokyo quando, l’irrequieta Dawn, viene colta a rubare una bandiera dal Palazzo dell’imperatore. Dal 1956 al 1964 stabilirà 39 primati mondiali, tra gare individuali e staffette e nel ’71 non ebbe mai giustizia,quando accusò per stupro un marinaio polacco. Poi parlamentare del Galles del Sud si è occupata di ecologia e di problemi di infanzia.foto
I successi degli atleti di casa sono dovuti in parte ad una preparazione intensiva di dodici settimane in luglio, agosto - periodo invernale australiano - quando il clima è favorevole alla preparazione mentre gli altri concorrenti in quel periodo erano presi nella canicola dei loro continenti. La giovane Betty Cuthbert di Sydney guadagna l’oro nei 100 e 200 metri piani e dà un valido contributo anche alla vittoria della staffetta 4X100.
In ginnastica maschile 17 ori alla squadra russa e 14 alla squadra giapponese; il russo Tchoukarine vince tre ori ed un bronzo mentre il giapponese Ono una medaglia di oro , tre di argento ed una di bronzo accumulando così 13 medaglie nel corso della sua carriera. Unico intruso alla supremazia russo giapponese è il tedesco Helmut Bantz vincitore nella prova del salto del cavallo in lungo. Nel settore femminile l’Ungheria e l’URSS ottengono ciascuna tre medaglie d’oro grazie alle loro atlete Agnes Keleti e Larysa Latynina.
Il giovane americano Al Oerter, con record olimpico, vince nel disco la prima di quattro medaglie di oro della sua carriera; ed un’altra atleta americana, Patricia McCormick vince due ori nei tuffi.
Nel pugilato l’ungherese Laszlo Papp stacca il suo terzo titolo d’oro consecutivo (ad Helsinki ’52 come qui a Melbourne nella categoria 71 kg., mentre a Londra ’48 nella categoria 75 kg.).
fotoL’irlandese Ron Delany è inatteso vincitore dei 1.500 m. (una delle corse più combattute di tutti i giochi) con record olimpico; quarto all’inizio dell’ultimo giro compie gli ultimi 400m. a tempo di record e gli ultimi 100 metri in12 sec 9 dec.
Nell’hockey il pubblico applaude la sesta medaglia di oro consecutiva di una India stellare.
La squadra di pallacanestro americana guidata da Bill Russell e da K.C. Jones porta a termine la più incontrastata performance della storia olimpica segnando più del doppio dei rivali e vincendo i loro incontri con almeno 30 punti di vantaggio.
Intanto in giugno, praticamente cinque mesi prima delle Olimpiadi di Melbourne, si erano svolti i Giochi olimpici equestri a Stoccolma.
Durante il torneo, per un istante, si pensò che gli svedesi non potessero partecipare in quanto un incendio aveva bruciato le loro scuderie; ma per fortuna non muore nessun cavallo e la squadra svedese guadagna tre delle sei medaglie in palio. L’Inghilterra vince il concorso completo a squadre mentre la Germania il salto ad ostacoli
A parte i momenti di tensione di natura politica, i Giochi sia di Melbourne che di Stoccolma si svolgono in modo perfetto sotto l’aspetto organizzativo. Anche la cerimonia di chiusura fa dimenticare felicemente tutte le problematiche sorte e gli atleti entrano nello stadio cantando e ballando, non separati per nazione ma in un miscuglio di colore intorno a tutte le bandiere che li rappresentano.
Una felice parentesi è anche il matrimonio tra la cecoslovacca Olga Fikotova oro nel disco che si fidanza con l’americano Harold O’Connolly, oro nel martello, nonostante un braccio più corto di sette centimetri.
E qui a Melbourne come un’abitudine, il medagliere azzurro viene arricchito dalla scherma, dal canottaggio, dal ciclismo e dal pugilato, cui si aggiunge il tiro a segno. Proprio in quest’ultima specialità il pesarese Galliano Rossini con sorpresa generale, spunta la massima medaglia nel piattello a fossa, cui segue anche il bronzo di Alessandro Ciceri. E nel canottaggio questa volta è oro nel “quattro senza” ove l’equipaggio della “moto Guzzi” di Mandello Lario (Romano Sgheiz, Franco Trincavelli, Angelo Vanzin, Alberto Winkler) la supera anche la forte squadra svedese che finito all’ultimo aveva cercato di cantrastarla. Argenti e bronzi arrivano dalla vela (ottimi secondi Straulino e Rode), dal pugilato, dalla lotta e dal sollevamento pesi.
Ma, mentre questa volta l’atletica resta a digiuno, come sempre il ciclismo e la scherma fanno la parte del leone. Nel ciclismo Ercole Baldini vince la prova su strada (con premiazione senza l’inno di Mameli, introvabile), mentre in pista  mattatore è il padovano Leandro Faggin che dopo aver surclassato nel chilometro da fermo il cecoslovacco Ladislav Foucek, trascina ancora all’oro il quartetto di inseguimento aiutato dai compagni Franco Gandini, Antonio Domenicali, e Valentino Gasparella; argenti e bronzi arrivano con Antonio Pesenti, e dal tandem di Giuseppe Ogna e Cesare Pinarello. Nella scherma, con il contributo di un grandissimo Edoardo Mangiarotti praticamente onnipresente, riportiamo oro, nel torneo a squadre sia di fioretto che di spada; oro, argento e bronzo nella spada individuale (Carlo Pavesi, Giuseppe Delfino , Edoardo Mangiarotti), e ancora argento e bronzo nel fioretto ’individuale (Giancarlo Bergamini, Antonio Spallino). Solo nella sciabola restiamo a secco e siamo solo quinti nel torneo a squadre.