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LONDRA 1948

Ma l’attacco alla Polonia da parte della Germania nel settembre del 1939 seguito poi da quello alla Finlandia da parte della Russia ai primi del 1940, fanno sì che anche Helsinki rinunci, cosa che avviene con telegramma inviato al CIO il 23 aprile 1940. Comincia così la seconda guerra mondiale.

Una volta terminato il conflitto, e dopo essere sopravissuto per dodici anni, il CIO ritorna al suo compito principale: l’organizzazione dei Giochi Olimpici. Londra, che era stata prevista come luogo della Olimpiade 1944, per una decisione

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della Sessione del 1939, si mostra di nuovo interessata, ed i tre membri presenti nella Commissione Esecutiva, riuniti in agosto del 1945 nella capitale inglese, sostengono la candidatura di quest’ultima, dopo una visita allo stadio di Wembley. In questo contesto, visto lo stato di debolezza finanziaria del CIO, privato degli introiti dei Giochi del 1940 e del 1944, gli organizzatori offrono anche 5.000 sterline e la metà degli utili.

Manca in questo contesto il padre di questi giochi, in quanto Coubertin è morto a Ginevra il 2 settembre 1937; e nel 1942 muore anche il suo successore, il belga Henri de Baillet-Latour e gli succede lo svedese Sigfrid Elvtrom, già presedente per trent’anni della Federazione Internazionale di Atletica leggera.
Un Comitato organizzatore (presieduto da Lord Burglleley, oro olimpico dei 400 metri ostacoli di Amsterdam ’28) si era da tempo formato, ed una prima bozza di programma era già stata predisposta in accordo con le Federazioni Internazionali. Inoltre il CIO, su richiesta del Comitato organizzatore, aveva concesso due giorni in più (in contrasto con la carta olimpica) in quanto, in Inghilterra, di domenica, non si faceva sport ed inoltre aveva anche autorizzato la soppressione di gare dove le iscrizioni avessero avuto meno di sei partecipanti. Sempre su richiesta specifica del CIO, viene confermato l’invito a Paesi con Comitati Nazionali Olimpici propri, escludendo quindi Germania e Giappone che non lo avevano ancora; manca anche l’Unione Sovietica e si vede invece la Cina, mentre viene esclusa anche Israele, nazione nuova, per protesta dei Paesi Arabi; qualcuno vorrebbe escludere anche l’Italia, per la vecchia amicizia di Mussolini con Hitler, cosa che non avviene grazie a Churcill. E si cerca anche di invalidare i record degli atleti tedeschi e giapponesi, ottenuti nel 1936, cosa che non succede per l’intervento del CIO.

Ed è anche l’Olimpiade della prima defezione politica in quanto Marie Provaznikova, presidente della commissione tecnica della ginnastica femminile, si rifiuta, al termine delle competizioni, di tornare in Cecoslovacchia.

Alcune decisioni riguardano le prove femminili: parere favorevole per la canoa e per una prova di ginnastica a squadre e parere negativo per prove equestri e per l’hockey.

Il programma definitivo viene pubblicato nel settembre del 1947.

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Malgrado alcune esitazioni iniziali da parte degli organizzatori si riprende la tradizione del trasporto della fiamma olimpica; ma l’itinerario non attraversa i Balcani, l’Albania, la Bulgaria, la Jugoslavia e la Germania, paesi ostili; la Personaleetta si sofferma invece a Losanna, ove si celebra una cerimonia sulla tomba di Coubertin. Anche se la manifestazione di Londra deve patire la situazione economica difficile del dopoguerra e se i risultati dei “Giochi di gente di 30 anni” sono inferiori ai risultati del pre–guerra, tutto sommato, le competizioni sono tanto dignitose da potersi chiamare “olimpiche”

In un clima di austerità, non si realizzano nuovi impianti, ma si utilizzano impianti esistenti (tra cui ovviamente lo stadio di Wembley) e non c’è alcun villaggio olimpico, con gli atleti alloggiati presso le scuole e presso le caserme della “Royal Air Force”; alla fine vi sarà anche un piccolo utile per la città organizzatrice pari a circa 25.000 sterline.

Sia per le ristrettezze finanziarie che per la larga diffusione televisiva e radiofonica (quest’ultima addirittura in 40 lingue) le manifestazioni perdono moltissimo pubblico rispetto alle precedenti edizioni. Ma nonostante tutto, ben 4.099 concorrenti (di cui 385 donne) in rappresentanza di 59 nazioni si confrontano in 136 prove di 17 sport.

E comincia l’ascesa della stella del cecoslovacco Emil Zatopek, oro nei 10.000m. e argento nei 5.000m. che si farà meglio notare nelle future olimpiadi. L’Ungheria, grazie al lanciatore di martello Imre Nemetrh, vince il primo oro nell’atletica maschile dopo le olimpiadi del 1900; questo atleta ritornerà alle olimpiadi seguenti ove conquisterà la medaglia di bronzo. Ma nel campo maschile il vero protagonista di questi giochi è un giovane atleta americano di 17 anni: Robert Mathias; eccellente giocatore di football e di pallacanestro che si iscrive al decathlon. Al termine della prima giornata Mathias è in terza posizione con un distacco di 32 punti dal secondo; ma il giorno seguente, sotto una pioggia torrenziale in cui le prove durano più di dodici ore, Mathias, dopo la settima prova del lancio del disco, è già primo; posizione che riuscirà a conservare fino alla fine avanzando gli avversari di ben 165 punti. Alla fine dell’ultima prova, i 1.500 metri dirà solo due parole: “mai più!”.

I 200m. danno l’oro allo statunitense Mel Patton, figlio del generale Patton, già olimpionico a Stoccolma nel 1912, generale in capo delle forze USA durante la seconda guerra mondiale.

Nel nuoto maschile, il dominio statunitense è assoluto, e ben quindici dei diciotto atleti americani entrano in finale ove vengono stabiliti parecchi nuovi record.

Nella vela padre e figlio americani – Hilary e Paul Smart - vincono nella classe Star, mentre i due fratelli cubani de Cardenas si classificano secondi; ma in questo sport comincia l’ascesa del leggendario Paul Elvstrom, finnista danese, che conquisterà la sua prima medaglia d’oro ripetendosi per ben altre tre volte nelle olimpiadi successive.

Il pugilatore ungherese Laszlo Papp diventa campione il olimpico e sarà ancora vincitore ai Giochi di Helsinki e di Melbourne.

In seguito ad una pioggia torrenziale le prove di ginnastica, previste all’aperto allo Stadio di Wenbley, vengono trasferite alla “Empress Hall” ove in più pedane si confrontano simultaneamente maschi e femmine mettendo in difficoltà l’attenzione del pubblico.

I momenti più esaltanti si hanno, però, nel settore femminile. L’olandese Francina Blankers-Koen, che aveva partecipato dodici anni prima alle olimpiadi di Berlino, si presenta al top della forma e vince, all’età di trenta anni, quattro ori nell’atletica (100m., 200m., 80m. ostacoli e Personaleetta 4x100): prima atleta olimpica che abbia vinto quattro ori (era detentrice di sei record ma secondo i regolamenti poteva partecipare solo a quattro prove); nei 200m. piani il terzo posto è per l’americana Audrey Patterson prima donna nera a conquistare una medaglia mentre, il giorno dopo, la sua compagna di squadra Alice Coachman vince nel salto in alto, stabilendo il record olimpico, ed è la prima donna nera a

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conquistare un oro. La francese Michelin Ostermeyer, primo premio di piano al Conservatorio, ottiene due medaglie di oro (lancio del peso e lancio del giavellotto) ed una medaglia di bronzo (salto in alto). Anche se non vince nessuna medaglia, fa la sua prima apparizione la schermitrice americana Janice Lee Romary che continuerà di seguito la sua partecipazione fino alle olimpiadi del 1968.

 Oltre che la bella prova complessiva (terza dietro Stati Uniti e Svezia) per l’Italia è giusto ricordare anche un “simpatico” episodio che riguarda un illustre sconosciuto, presentatosi agli organizzatori come Dorando Petri, il leggendario marciatore protagonista delle olimpiadi di Londra del 1908, ricevendo onori e riconoscenze: sarà in seguito smascherato, quando un dirigente italiano ricorderà che Dorando, è mancato sei anni prima! E nell’atletica maschile oro e argento arrivano nel lancio del disco con Adolfo Consolini)

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e Beppe Tosi. Consolini, che non aveva potuto partecipare alle due olimpiadi precedenti, non disputate, e che aveva stabilito sette anni prima il record del mondo, sa che non può sbagliare, (ha ormai trentuno anni), e sotto una pioggia torrenziale mette in riga l’amico Beppe (anche lui non più giovane con i suoi trentadue anni) e lo statunitense Fortunr Gordien, che all’ultima prova balza in testa alla classifica, ma con un lancio, per fortuna, nullo. Sarà la prima doppietta olimpica. Intanto si mette il luce, conquistando un bellissimo oro, il settebello della pallanuoto che travolge Belgio, Olanda, Ungheria (per 4-3 in una finale tiratissima) già vincitrice delle due ultime edizioni; un componente di questa squadra, Cesare Rubini, sarà ricordato dai più non tanto per questo oro, ma perché allenatore, in seguito, della famosa “Simmenthal” di pallacanestro.Altri sport che non tradiscono e che portano altre medaglie più o meno pesanti sono: il ciclismo (ori nella velocità – Mario Ghella – e nel tandem – Renato Perona e Ferdinando Terrazzi); la scherma (però un solo oro con lo spadista Luigi Cantone); il canottaggio (oro nel “quattro senza” – Franco Faggi, Giovanni Invernizzi, Giuseppe Moioli, Elio Morille); il pugilato e la lotta (rispettivamente oro per il piuma Ernesto Formenti e per il peso mosca Pietro Lombardi).