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IL PREMIO “FAIR PLAY” DELLA SCUOLA BRAFA SPAGNOLA ASSEGNATO A BARCELLONA A KIP KEINO. “Avrei potuto vivere come un re, ma ho preferito essere un padre per gli orfani”. Così in sintesi il commento rilasciato da Keino alla stampa al momento della premiazione. Nato a Kipsano in Kenya il 17 gennaio 1940 Kip Keino, ultimo di una nidiata di sei figli, resta subito orfano di madre all’età di tre anni. Giuseppe Barion |
Pallavolista, nasce a Padova il 23 settembre 1980. Quattordici presenze in Nazionale, gioca da due anni nell’Itas Diatec Trentino con un contratto di 150.000 euro l’anno.Laureato con lode e sigillo, presso l’Università agli Studi di Padova, in Biotecnologie Mediche, sceglie di rinunciare alla carriera sportiva e, quindi, all’ingaggio, per seguire la strada , tutta in salita, del ricercatore.“Il peso che do alla ricerca scientifica va al di là dei riconoscimenti sportivi, è qualcosa che dura tutta la vita. E’ un percorso difficile, maposso solo dire che ho seguito la passione..” Paola Fracasso
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PRESENTATI I PICTOGRAMMI DI PECHINO Tra due anni esatti saranno inaugurate le Olimpiadi che si terranno a Pechino dal 8 al 24 agosto. Giuseppe Barion
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Vent’anni, primo italiano ad essere scelto come miglior giovane talento del basket americano. Ingaggio: tre milioni di euro.Andrea, romano, non è una montagna di muscoli, ma ha comunque un buon fisico: 2 metri di altezza per 115 kg di peso. Proviene dal Treviso, dove, con una media di 25 punti a gara farà vincere lo scudetto alla sua squadra. Ma il suo sogno comincia ad avverarsi quando, come ogni anno, il 28 giugno la National Basket Association ( NBA) seleziona a New York i migliori giovani al mondo per trasformarli in atleti fuoriclasse e professionisti superpagati: è il Draft, e Andrea Bargnani va incontro al suo destino poiché, pur italiano, diventa il primo scelto in questo rito d’iniziazione. “ Chi non sogna l’NBA? Ho cominciato a farmi un’idea guardando Michael Jordan in tv, ero un bambino…” Paola Fracasso
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I MONDIALI DI FREESTYLE A MADONNA DI CAMPIGLIO Nel gennaio 2007 si svolgeranno a Madonna di Campiglio i campionati mondiali di Freestyle. Per saperne di più vedi: “Freestyle” di Alvaro Trucchi – Phila-Sport n. 59 Giuseppe Barion
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LONDRA 2012: NON TUTTO IL MALE VIENE PER NUOCERE..... Il Comitato esecutore delle opere sedi delle Olimpiadi del 2012, ha reso pubbliche in questi giorni le strategie che saranno guida nella realizzazione del parco olimpico. Per saperne di più: www.london2012.org |
“ Più forte dell’odio c’è l’amore, più forte dell’amore c’è soltanto Rocky Marciano”
A sessant’anni dall’esordio pugilistico di Marciano, Ripa Teatina, paese in provincia di Chieti, gli dedica una mostra che si concluderà il 2 settembre. Paola Fracasso |
ALESSANDRO MOSCARDI architetto rugbysta Ex-capitano della nazionale di rugby nel team che ha ridisegnato la facciata dello stadio di Wembley. Alessandro Moscardi, classe ’69, origini rodigine, laurea veneziana allo Iuav, ha messo la sua professionalità in questo grosso progetto londinese, ideato dal celebre architetto Sir Norman Foster. Paola Fracasso |
PRIMI GIOCHI OLIMPICI DELLA GIOVENTU' Le città candidate per i primi Giochi Olimpici della Gioventù del 2010 si sono riunite il 18 e 19 settembre a Losanna. Qui il Presidente del CIO - Jaques Rogge - ha espresso alla loro presenza la soddisfazione per il numero elevato che la accolto con entusiasmo l'appello lanciato dal CIO il 5 luglio scorso per creare questo nuovo momento di partecipazione olimpica. Giuseppe Barion |
SETTE CITTA' IN LIZZA PER I GIOCHI OLIMPICI DEL 2016 Il Comitato Internazionale Olimpico ha annunciato in questi giorni che le città candidate ai Giochi Olimpici della XXXI Olimpiade estiva del 2016 sono sette.
Giuseppe Barion |
TRAGEDIE DEL CALCIO: SI POTEVANO EVITARE? Quando si parla di calcio si intende mettere in evidenza gli aspetti positivi e celebrativi: goal, vittorie, Coppe, situazioni di riscatto personale e/o collettivo. Allo stesso modo però è necessario vedere il rovescio della medaglia, ciò che purtroppo risulta essere scomodo, fastidioso, ma in particolar modo negativo ed appunto tragico. Non sto parlando di sconfitte incredibili od imprevedibili, ma di disastri causati spesso da irresponsabilità, insicurezza e ahimè portatori purtroppo di morte. Negli ultimi tempi si è parlato tanto (giornali, televisione, ecc..) di doping, scandali (il ben famoso Calciopoli) e violenza negli stadi italiani e non solo. Quello che propongo però è un tentativo di analisi, in linee generali, di alcune delle più famose tragedie i cui aspetti, risvolti e soprattutto i motivi risultano essere ancora poco chiari. Nella caterva di episodi di violenza e distruzione vale comunque secondo me la pena di parlare delle più importanti. Per evitare di essere prolisso, ed analitico (lascio la statistica agli esperti) e limitandomi al campo europeo, faccio il nome di tre stadi le cui vicende hanno sconvolto l’opinione pubblica e dato il via a discussioni e dibattiti interminabili: Luzhniki, Heysel, Hillsborough. Gli eventi si sono verificati negli anni ’80 del secolo scorso, i quali hanno rappresentato per la società e l’opinione pubblica una serie di fratture che ha comportato grandi cambiamenti e svolte il cui culmine è determinato dall’anno 1989. Vado perciò in ordine cronologico. Correva l’anno 1982 e l’Italia aveva da poco vinto i Campionati Mondiali di Calcio con un trionfo dai risvolti epici e leggendari. Il 20 ottobre, oltre la cortina di ferro, nello stadio Lenin di Mosca, oggi conosciuto come Luzhniki, lo Spartak, squadra locale, e gli olandesi dell’Haarlem giocano la partita d’andata valida per i sedicesimi di finale di Coppa UEFA. Lo Spartak stava conducendo per 1 a 0 e mancava poco alla fine dell’incontro, erano i minuti finali e molti tifosi stavano abbandonando lo stadio attraverso l’unica via d’uscita predisposta per la serata, dato che gli spettatori erano comunque pochi. Poco dopo lo Spartak raddoppia e si scatena l’inferno. Alla rete di Shvetsov, infatti, scoppiò il pandemonio tra coloro che stavano abbandonando lo stadio e coloro che volevano rientrare nell’impianto. A quel punto il disastro era compiuto: gente calpestata, soffocata, molte vittime, ma a quel tempo il regime volle insabbiare la vicenda. Le autorità sovietiche fecero di tutto per occultare i motivi della tragedia. Furono fatti scomparire i documenti delle vittime, delle ambulanze, delle milizie e degli ospedali. A distanza di tanti anni manca ancora chiarezza sulle cause e sui successivi sviluppi. Prima di tutto per quanto riguarda i morti; non c’è mai stata una versione certa ed univoca sulla cifra esatta. All’epoca si parlò di 66-67 vittime, massimo 100 secondo i giornali di quel periodo, ma a quanto pare le persone uccise risulterebbero essere molte di più (300-350). Perché tanto mistero? Forse la paura di far vedere all’Occidente qualche magagna, qualche meccanismo arrugginito della perfetta macchina socialista? Certo si era ancora in piena guerra fredda perciò ogni piccolo insuccesso poteva rappresentare una crepa, una debolezza di fronte all’agguerrito avversario. Di certo il sistema sovietico (con i suoi Paesi satellite) era ormai un colosso dai piedi d’argilla prossimo al crollo, allo sfacelo, all’implosione che poi sarà inevitabile. Molte comunque sono state le ipotesi. Le autorità diedero la colpa ai tifosi ubriachi, rissosi e violenti. D’altro canto invece testimoni oculari, che finalmente oggi possono parlare, sostengono la tesi dell’abuso delle forze di polizia, delle strutture vecchie, fatiscenti, pericolose dello stadio, dell’inadeguatezza e dell’inefficienza delle norme di sicurezza. Addirittura i certificati di morte dell’epoca riportarono un’altra causa del decesso e le autorità sovietiche liquidarono il tutto come una tragica fatalità. Il fatto che fosse stata aperta solo una delle uscite (la C) su 4 fa propendere per l’ipotesi sostenuta dalle persone a distanza di anni. In effetti grazie all’accesso ai dati e alle fonti vere, reali e dirette rimaste è possibile analizzare la vicenda in modo più obiettivo ed imparziale. Da qui è possibile sapere che l’uscita era aperta a metà e non del tutto, segno della mancanza di responsabilità degli addetti ai lavori (soprattutto quelli deputati alla sicurezza e all’ordine) all’interno dello stadio. Sono state raccolte la dichiarazioni dei parenti delle vittime che manifestarono e manifestano tutto il loro malcontento e la rabbia e pretendono giustizia per quanto accaduto ai loro cari. Allo stesso modo i giocatori (in particolare modo quelli olandesi) furono costretti a lasciare subito gli spogliatoi senza spiegazioni. I calciatori dell’Haarlem vennero a conoscenza della terribile disgrazia una volta rientrati a casa loro! Naturalmente bisognava trovare un colpevole ed il capro espiatorio divenne l’allora guardiano dello stadio che pagò per tutti, con tre anni di lavori forzati, soprattutto per colpe che non erano sue. Alla fine di tutto sembra di capire che il disastro di Mosca del 1982 sia dipeso dalle strutture inadeguate dello stadio e dalla condotta superficiale ed indisciplinata delle forze di polizia e di sicurezza. A tutto questo occorre aggiungere il clima politico di uno Stato ormai ombra e fantasma di se stesso in cui un altro importante segnale della senescenza economica e della cancrena del sistema politico verrà dato dal disastro di Cernobyl del 1986. Lo stesso sistema, di nascondere la verità e di utilizzare la censura come cura per i mali sociali del regime antidemocratico sovietico, fu appunto rappresentato dalla volontà immediata di negare l’evidenza per la tragedia di quel 20 ottobre, cercando di liquidare la vicenda in modo veloce ed indolore, nonostante tante vittime ed in cui i veri colpevoli non hanno pagato. Alla successiva distanza di tre anni si verificò una terribile tragedia, ben più famosa e della quale si è detto praticamente tutto. Sto parlando di quella dell’Heysel del 29 maggio 1985. Era il giorno della finale della Coppa dei Campioni che vedeva di fronte Juventus e Liverpool, per la cronaca vinsero i bianconeri con un goal di Platini. In quella terribile occasione morirono 39 persone. Diciamo innanzitutto che già le premesse non furono certo delle migliori, infatti, entrambi i club criticarono l’UEFA per la designazione dello stadio della capitale belga. I motivi chiari ed inequivocabili: struttura fatiscente, mancanza di adeguate uscite di sicurezza e di corridoi di soccorso, muretti divisori vecchi e fragili, tribune di cemento vetuste e sgretolate, ecc.. Allora, ed ancora oggi a distanza di anni, l’opinione pubblica si chiese e si chiede come mai si decise per l’Heysel se pressoché nulla era a norma? A maggior motivo si sapeva della lugubre fama degli hooligans inglesi, ubriachi e violenti. Ancora oggi si fatica a trovare una risposta convincente, anche se la maggior parte della responsabilità sembra sia da accollarsi in primis alle forze di controllo e di sicurezza dello stadio dimostratesi inadeguate ed impreparate, soprattutto dal punto di vista logistico ed organizzativo, ed alla palese superficialità manifestata dalle sfere alte dell’UEFA. Non sto qui certo a raccontare i fatti di quell’evento che sono ampiamente conosciuti e tristemente e sfortunatamente famosi. Naturalmente si può anche comprendere tutta l’incertezza che ha colpito i protagonisti e gli organismi calcistici; giocare o no? Rinviare la partita? Come evitare altro spargimento di sangue? Forse sono stati tutti colpevoli, anche se in modo inconscio. In quell’inferno non era certo facile capire quale poteva essere la possibile soluzione. Aldilà di questo è significativo vedere le conseguenze. In terra inglese il Primo Ministro Margaret Thatcher non smentì la sua fama di Lady di ferro adottando una linea politica decisa a spazzare via ed in modo netto il fenomeno hooligans, ottenendo negli anni successivi risultati decisivi, promuovendo un sistema oggi diventato punto di riferimento ed imitazione per le altre realtà europee. Allo stesso modo il Liverpool fu costretto ad una sorta di esilio attraverso l’estromissione dalle partecipazioni continentali per ben sei anni. Ciò che rimane di quella notte orribile è tanta incredulità per un disastro probabilmente evitabile, se solo si fosse optato prima per una politica decisa, coerente e produttiva al fine di evitare tale apocalisse. Trascorrono ancora quattro anni e l’Inghilterra è sconvolta dalla strage di Hillsborough avvenuta a Sheffield il 15 aprile del 1989. In programma c’era la semifinale di F.A. Cup tra Liverpool e Nottingham Forest (oggi nobile decaduta). Si giocava perciò secondo il regolamento in campo neutro. Ai tifosi dei reds fu assegnata la zona “Leppings Lane” con soli 6 ingressi rispetto ai 60 del settore riservato ai tifosi del Nottingham Forest. Si procedeva a rilento nel riempimento del settore dato ai sostenitori del Liverpool, mentre fuori altri 5000 tifosi smaniavano e premevano per entrare. La polizia pensò bene di aprire il “Gate C”, ma si rivelò una pessima idea. In quel marasma generale un’ondata di scalmanati invase la curva e molti furono i morti per soffocamento e schiacciamento. In tutto 96 vittime. Ancora una volta la disorganizzazione e la leggerezza della polizia fecero da padrone. Da quell’ennesimo fatto catastrofico si presero dei provvedimenti decisivi con il “Rapporto Taylor” con il quale, oltre a ricercare la cause e trovare i colpevoli, si ridisegnarono le norme di sicurezza degli stadi inglesi soprattutto con la decisione di strutture a norma solo con posti a sedere per gli spettatori muniti di biglietto, ma anche con misure efficaci e specifiche in materia di vendita di alcolici negli stadi, barriere metalliche, cancelli, tornelli, prezzi dei biglietti stessi, ecc.. Con questi esempi appena descritti perciò si vede come con modalità e situazioni diverse si possono ottenere effetti e risultati simili. I fatti di Mosca, Bruxelles e Sheffield hanno in comune gli aspetti negativi derivati dall’incapacità e dall’inesperienza di gestire situazioni prevedibilmente pericolose e dannose a causa della negligenza e dall’inadeguatezza degli elementi di certe strutture sociali, dipendenti da decisioni inefficaci e poco ragionate a livello politico territoriale. Certo è pur vero che nel caso sovietico colpisce il pantano storico-politico-sociale dei sistemi dittatoriali e di regime dove tutto è poco chiaro, poco comprensibile e latente, ma è pur vero che Bruxelles e Sheffield dimostrano allo stesso modo crepe ed insuccessi della condotta politica del mondo Occidentale di fronte ad aspetti così peculiari. In poche parole si intuisce che in tutti i casi ed in tutte le realtà, anche le più specifiche come queste, occorre agire in modo responsabile, programmato e pianificato per imparare a non ripetere gli stessi errori storici ed è chiaro che non c’è niente di infallibile, indiscutibile ed assoluto. Quello che ho proposto in questo breve intervento è comunque in sintesi il tentativo di offrire argomenti e discorsi poco conosciuti ma facenti totalmente parte del grande mondo del calcio, non solo fatto di risultati, ma anche e soprattutto di aspetti legati indissolubilmente alla realtà socio-politica, contribuendo a rendere il football lo sport più famoso, discusso e curioso del mondo. In questo modo si può trattare il calcio stesso a 360 gradi in modo eclettico, eterogeneo, originale e propositivo come appunto per interventi più mirati e più completi.
Davide Girardello
Suggerimenti bibliografici . |
Fantapolitica o utopia? Un modo per affermare l’autodeterminazione nazionale dei popoli, nonché un tentativo di riscatto nazionale da parte di minoranze non riconosciute, o semplicemente uno spettacolo originale per pochi eletti? Non mi stancherò mai di sostenere la tesi per cui anche il calcio rappresenta un’isola felice per chi vuole affermarsi, riscattarsi, manifestare il proprio entusiasmo di fronte al diritto di godere della felicità e della libertà di essere cittadini attivi nel contesto politico e sociale, in base ai propri principi e alle proprie idee. Ecco perciò che sono possibili curiose situazioni e contesti particolarmente originali e del tutto peculiari, che presentano nuove chiavi di lettura e chiari punti di svolta. La nuova strada è proposta dalla NF-Board. Si tratta della Nouvelle Fédération-Board (o New Federations Board), ufficiosamente conosciuta come Non-FIFA-Board. Si tratta di un'organizzazione calcistica che raggruppa territori ed entità quasi-statali, non completamente indipendenti e non iscritte alla FIFA, in quanto associazioni non appartenenti appunto a Stati sovrani. Proprio qui sta la grande novità, perché lo scopo principale della NF-Board è quello di coordinare ed organizzare incontri calcistici, affermando il "diritto di giocare a livello professionistico" anche per le nazionali delle entità non riconosciute. A prima vista potrebbe trattarsi di utopia, ma in realtà ciò rappresenta un serio ed ambizioso progetto di allargamento della geografia calcistica a livello mondiale, attraverso la realizzazione di tornei calcistici che vedono la partecipazione di squadre rappresentanti di minoranze non riconosciute ufficialmente come gruppi nazionali per peculiarità dal punto di vista: territoriale, politico, etnico-etnografico, sociale, economico ecc.. Solo grazie a questo straordinario tentativo, che rasenta tratti di fantapolitica, anche le più piccole e disparate realtà pseudonazional-popolari possono affermare le proprie ambizioni di autonomia ed indipendenza, altrimenti non fattibili nei normali ambiti e contesti socio-politici. Vale la pena comunque distinguere le selezioni “nazionali” in categorie. Innanzitutto vi sono le Federazioni che gestiscono le attività calcistiche nelle rispettive regioni e sono parte di una più ampia rete che contribuisce nel complesso alla federazione nazionale. Un esempio è dato dalla Jersey Football Association, che gestisce le attività nell'isola di Jersey (situata nel Canale della Manica), ma che fa pure parte della Football Association, oppure ci sono anche le selezioni delle regioni autonome spagnole (come quella dei Paesi Baschi) che giocano solo una gara ogni anno, tradizionalmente a Natale. Una seconda categoria comprende le regioni autonome o in cerca di autonomia, tenendo conto anche dei loro trascorsi storici. Alcune possono aver già raggiunto un certo grado di autonomia, o cercano di ottenerla, come lo Stato libero di Fiume. Anche qualche membro riconosciuto dalla UEFA fece parte di questa categoria, come le Isole Fær Øer e la Moldavia. Attualmente la Repubblica Turca di Cipro Nord, Groenlandia, Tibet e Kosovo sono i migliori esempi di questa categoria. Segue il gruppo delle rappresentative formate dai gruppi etnici che ancora devono guadagnare un controllo significativo nello Stato natale o derivati da una diaspora, mi riferisco perciò alle cosiddette etnie senza Stato. È l’esempio del popolo Sami della Lapponia che vive in un'area a nord della Scandinavia ma ricade sotto il controllo di quattro Stati (Federazione Russa, Finlandia, Norvegia, Svezia). Nonostante questo i Sami hanno organizzato un’associazione calcistica ed una selezione rappresentativa. Emblematica è la situazione del popolo Rom disperso in tutta l'Europa per secoli, con poca speranza di ottenere una terra natale e che rappresenta la più numerosa minoranza continentale, ma avente comunque una federazione calcistica. Le selezioni che ricadono in questa categoria hanno la speranza di essere riconosciute dalla FIFA, seguendo quanto successo alla nazionale di calcio della Palestina che, nonostante non abbia uno Stato riconosciuto, è stata ad ogni modo inserita nella FIFA. Vi sono in seguito veri e propri Stati che però non sono ancora affiliati alla FIFA stessa: Città del Vaticano, Principato di Monaco (che però presenta una squadra di club di un certo prestigio che è stata anche finalista di Champions League nella stagione 2003/2004), Tuvalu, Micronesia, Isole Marshall, Palau, Nauru e Kiribati. Altra realtà è quella rappresentata dalle minoranze etniche presenti in diversi Stati. Ad esempio gli armeni in Argentina, gli albanesi in Macedonia, gli italiani in Svizzera, ecc.. L'ultimo gruppo è composto dalle micronazioni, entità che rappresentano nazioni indipendenti ma che non sono riconosciute dai governi mondiali o dalle maggiori organizzazioni internazionali. Queste nazioni di solito esistono solo sulla carta e sono spesso create da una singola persona o un gruppo familiare, vedi ad esempio il Principato di Sealand. Le novità sono perciò tante e soprattutto curiose. La NF-Board, infatti, organizza la cosiddetta VIVA WORLD CUP, una sorta di Campionato mondiale di calcio giocati nei vari Paesi che fanno parte della NF-Board stessa, quindi una Coppa del mondo fra Paesi senza Stato. La prima edizione risale al 2006, vide la partecipazione di quattro squadre: Lapponia, Principato di Monaco, Camerun del Sud ed i padroni di casa dell’Occitania. Vinsero alla fine i lapponi che nella finale sconfissero, umiliandoli, i monegaschi per 21 ad 1. Nel 2008 si tenne la seconda edizione in Lapponia, e parteciparono, oltre ai padroni di casa, campioni in carica, anche le rappresentative di: Aramea, Provenza, Kurdistan e Padania, la quale trionfò vincendo la finale contro l’Aramea per 2 reti a 0. L’anno dopo, in casa, i biancoverdi dell’Italia settentrionale bissarono il successo dominando tutto il torneo e conquistando di nuovo la coppa dopo il 2 a 0 inflitto al Kurdistan in finale. Le prossime edizioni si svolgeranno nell’isola di Gozo (2010) e nel Kurdistan (2011). Vedremo quale squadra avrà il merito e l’onore di sollevare al cielo il tanto ambito Nelson Mandela Trophy. L’associazione NF-Board, con sede a Liegi, è stata fondata dall’attuale Segretario Generale Luc Misson, avvocato dell'ex-calciatore belga Jean-Marc Bosman, quello della famosa sentenza che ha fatto storia. Lo stesso Misson ha auspicato con fiducia ed ottimismo una stretta collaborazione con la FIFA, assegnando al Board il ruolo di "sala d'aspetto" per le "nazionali" che aspirano all'affiliazione alla Federazione Internazionale "ufficiale". Attualmente i membri sono 31 e si distinguono in ufficiali, provvisori ed associati. Quelli della prima categoria sono 18: Aramea, Camerun Meridionale (ossia la parte anglofona), Fiume, Groenlandia, Isole Chagos (nell’Oceano Indiano), Kurdistan, Lapponia, Molucche Meridionali, Occitania, Padania (che può annoverare nella sua squadra calciatori esperti e validi quali Maurizio Ganz e Gianpiero Piovani), Papua Occidentale, Principato di Monaco, Provenza, Repubblica Turca di Cipro del Nord, Rom, Somaliland (che può aspirare forse più di tutti a far parte della FIFA per il processo di indipendenza e di riconoscimento cominciato dal 1991), Tibet, Vallonia. Gli associati sono 3: Bassa Sassonia Meridionale, Repubblica di Saugeais (in Francia), Sealand (nel Mare del Nord). Infine vi sono 10 membri provvisori: Casamance (regione del Senegal), Cecenia, Gozo (Malta), Isola di Pasqua, Kiribati, Masai, Sahara Occidentale, Sardegna, Yap (uno dei quattro Stati Federati di Micronesia), Zanzibar. La strada è dunque ancora molto lunga ed ardua, ma sembrano esserci delle buone premesse. Allo stesso modo ci sono grande volontà e profuso impegno da parte di coloro che sostengono questa sorta di “mission impossible”, anche perché dal settembre del 2007 la N.F.-Board pubblica un bollettino informativo-divulgativo sulle proprie attività e sui membri dell'organizzazione, “N.F.-Board News”, in tre lingue (francese, spagnolo, inglese) a cura del giornalista sportivo italiano Antonello Gallo. Allo stesso modo l’associazione si è dotata di un sito internet (www.nf-board.com) che presenta tutte le iniziative, i progetti, i programmi, le attività e le proposte per il futuro. Di sicuro sarebbe utile, funzionale e completo trattare maggiormente e nello specifico il discorso relativo alle motivazioni storiche e politiche delle rivendicazioni nazionali ed indipendentiste delle varie entità e specificità di cui sopra, ma questo probabilmente non è del tutto il contesto adatto, sia per evitare discorsi complicati, prolissi, sia perché parliamo di un argomento maggiormente indicato per altre indagini di settore e di discussione, ed anche per evitare possibili questioni riguardanti situazioni sociali e politiche particolarmente delicate ed in continuo divenire. Ritengo comunque sicuro il fatto che sia importante introdurre, con un pizzico di curiosità, discorsi così profondamente legati alla realtà quotidiana e ai legami tra calcio e socio-politica. Allo stesso modo penso che l’interesse e lo studio di questi argomenti potrebbe rappresentare ottimisticamente l’inizio di un incredibile processo di possibili cambiamenti e sviluppi futuri, in grado di rivoluzionare non solo le manifestazioni calcistiche, ma eventualmente ed in ultimo modificare, pur nelle dovute proporzioni, lo scacchiere europeo e l’assetto geo-politico mondiale. Davide Girardello
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